Descrizione
Ancora oggi il Bastione di Quaglietta appare minaccioso ed imponente, con la sua torre quadrata, il “mastio”, che si eleva al centro della costruzione. Il Castello era stato ampliato verso la fine del XVII secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide soprattutto a restaurare ed innalzare la torre centrale. Attigua al Castello è la chiesa di San Rocco. Consacrata in origine a San Nicola, fu successivamente dedicata a Santa Maria della Ripa, quando, alla fine del Seicento, divenne chiesa baronale. Ebbe anticamente una veste tardo-romanica, di cui conserva la pianta a croce greca. L’interno è arricchito dal solo altare maggiore, di egregia fattura settecentesca, e da un sarcofago del XVII secolo. Collocato sulla destra reca il bassorilievo di un nobiluomo con gorgiera e abiti seicenteschi.
Edificato durante la dominazione normanna nella frazione omonima il maniero è attualmente allo stato di rudere. Il castello, arroccato su di uno sperone roccioso, ha forma quadrangolare, anche se il quarto lato si presenta alquanto irregolare. Danneggiato dal sisma del 1980, del forte sono oggi ancora visibili un’alta torre a pianta quadrata e gran parte delle cortine murarie con finestre, feritoie e brevi tratti di coronamento, con merlatura guelfa. Le coperture sono in gran parte crollate e quel che restava è stato sottratto da privati cittadini e riutilizzato in altre costruzioni. Il borgo di Quaglietta è attualmente quasi disabitato.
Davvero spettacolare è la visione del paese, a cui si riferisce l'immagine sulla sinistra, dominato dal castello "inchiodato" sulla roccia, che sovrasta il borgo antico, a cui si accedeva attraversando la porta che si vede nell'immagine sulla destra.
In una vasta e ridente vallata, delimitata ad oriente dal Monte Marzano (1530 metri s.l.m.) e ad occidente dal Monte Boschetiello (1575 metri s.l.m.), Quaglietta, un tempo Comune autonomo (1067 abitanti alla fine del XIX secolo), oggi ridotta al rango di frazione (forse 500 abitanti) di Calabritto, si caratterizza per il territorio argilloso. Tuttavia, la presenza di corsi d'acqua (fiume Sele e torrente Senerchiella, un tempo "dovizioso di trote ricercate") consente la produzione di squisita frutta, cereali, olio, vino di ottima qualità e legumi, un tempo oggetto di esportazione.