Storia

Le vostre fatiche saranno assorbite da piatti nutrienti, gustosi e genuini all' insegna di quella cultura biologica che fa della gastronomia locale un fiore all'occhiello del paese (lagane e ceci, tirate, gnocchi, tagliatelle, funghi porcini, pane fatto in casa, formaggi locali). Frazione di Calabritto è Quaglietta, l'antico borgo medioevale, dominata dal diruto castello posto a picco su di una roccia. Abbarbicato ad essa il borgo fatto di viuzze e abitazioni ormai in disfacimento. Da Calabritto tra fitti boschi di faggio e verdeggianti pianori che costituiscono un itinerario paesaggistico di rara bellezza si giunge all' altopiano di Laceno. E' possibile poi raggiungere in pochi minuti Materdomini, dove si trova il Santuario di S. Gerardo Maiella, Caposele, da dove si dirama l' acquedotto pugliese, Senerchia, dove si trova l'oasi WWF, Valva, famosa per il castello,l'abbazia del Goleto a S. Angelo,e in poco più di mezz'ora, Salerno ovvero Paestum e la splendida valle dei templi nonchè la costiera Amalfitana.
Nel territorio compreso fra il comune di Calabritto e l’odierna frazione di Quaglietta, presso il “caput Silari fluminis” (sorgenti del f. Sele), autorevoli storici localizzano la battaglia campale svoltasi nella primavera del 71 a.C. fra le sei legioni vittoriose del console sillano M. Licinio Crasso e l’esercito di schiavi rivoltosi composto da circa 40 mila uomini guidati dal gladiatore trace Spartaco. A parte l’individuazione topografica dell’avvenimento storico che pose fine al “bellum servile”, ritrovamenti archeologici (ceramiche, oggetti metallici, necropoli, strutture murarie, iscrizioni di età imperiale) segnalati in località Piedelmonte ed alle pendici del Tempa Rossa, dove un’estesa area con abbondanti frammenti fittili giustifica la presenza nel sito di una villa rurale, testimoniano come la zona fosse frequentata da genti romane soprattutto a partire dal I secolo a.C. Discussa è invece l’origine del nome del paese, che secondo alcuni studiosi gli deriverebbe dal latino calabrix, fitonimo dato alla vegetazione caratteristica del luogo rappresentata dalla spina silvestre, pianta diffusa in particolar modo in prossimità di terreni rocciosi. Non sono da escludere le derivazioni toponomastiche dell’arabo Kald e dal longobardo Britto (castello di Britto) e dell’etimo Cala (roccia, pietra) e da britto (cervo, corna), animale questo diffuso ancora in età medioevale nelle immediate aree boschive.
Il primo documento riguardante il centro è un atto di donazione del 1020, dove è nominato un “lohannes Calabritanus”. Signore del feudo fra il 1150 ed il 1160 era il conte Filippo di Balbano, che secondo il Catalogo dei Baroni inviò tre armigeri da Calabritto a partecipare alla presa di Gerusalemme. A Filippo seguirono il figlio Ruggiero (ca. 1190) e suo fratello Raone di Balbano (ca. 1220). Morto costui senza lasciare eredi il feudo passò al demanio imperiale svevo e da re Manfredi fu donato a Minora Gentile, che lo portò in dote verso la metà del XIII secolo al conte di Apice, Federico Maletta. Alla morte successero Francesco e Berardo di San Giorgio (1301), a cui il paese fu concesso da Maria, vedovaManetta. Nel 1307 le terre di Calabritto passarono al barone Roberto di: Giorgio e da questi, morto senza eredi, a Guglielmo di Sabrano (1323), conte di Ariano. Ai Sabrano il feudo fu tolto da Giovanna I d’Angiò, che ne fece Giacomo Arcuccio di Capri, conte di Minervino, dal quale passò nel 13 napoletano Francesco Guindazzo e pochi anni dopo alla famiglia de Fusco, l’ebbe con Antonio (1430), Paolo (1442), Errichetto (1452) e Guglielmo 1485. I de Fusco, per essere passati dalla parte dei Francesi, vennero privati nel 149 tutti i possedimenti da re Ferdinando II d’Aragona. L’anno successivo ricevette l’investitura di Calabritto il nobile Marcello Colonna, a cui seguirono Camillo (1534) e Pompeo (1559), che li vendette al barone Pompeo Tuttavilla. Ai soprusi compiuti da quest’ultimo a danno dei sudditi e del paese pose rimedio il figlio Prospero nel 1592. Per trentamila ducati il feudo fu acquisito nel 1617 da Ottavio Tuttavilla e subito dopo dal primogenito Orazio, che ottenne nel 1630 il titolo duca di Calabritto. Fattosi però sacerdote nel 1646, Orazio lasciò tutte le terre al figlio Prospero, seguito da Vincenzo (1661), Francesco Ottavio (1678), 0razio (1683) e sua moglie Faustina Caracciolo (1694). Nel 1730 Calabritto fu venduta per 48000 ducati alla famiglia Morelli, che ne fu ultima feudataria con Francesco Maria I (1731, principe di Teora), Giuseppe (1774) e Francesco Maria II (1779). Nel 1807 Calabritto entrò a far parte del Principato Ultra e solo nel 1861 d provincia di Avellino. Il paese fu anche interessato dal fenomeno del brigantaggio, grazie alla presenza di facili dimore per le numerose bande che ben si celavano fra le estese aree boschive e le grotte naturali ampiamente documentate nel circondario. Colpito duramente dal terremoto del 1694, il centro urbano è sta completamente raso al suolo dai sismi del 1733 e del 1980.

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