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Nella suggestiva cornice dei monti Picentini, sull’amenità dei suoi luoghi, circondati da una natura lussureggiante e rigogliosa si incastonano tre Santuari, vanto ed orgoglio di noi Calabrittani che viviamo un sentimento di profonda devozione per la nostra “Mamma del cielo”e, di riflesso, verso ogni altro uomo che ne fa della “Stessa” oggetto di ossequio, di riverenza e di deferenza.
I santuari attraverso cui i nostri padri, un tempo, e noi, oggi, ci incamminiamo per recarci in questi luoghi, trasudano storia che stimola la memoria ed evoca e sollecita emozioni, che ci spingono, ancor più, a calcare quelle orme per imitarne e seguirne l’esempio.
E, inoltre, va evidenziata la spettacolarità e le suggestioni dei fenomeni naturali che richiamano su di loro una particolare attenzione e che preferiamo lasciare all’esperienza diretta e alla curiosità di ognuno. Particolarmente interessante è osservare il sorgere del sole dal monte Cippaiuolo, manifestazione assolutamente fuori dal comune, singolare ed eccezionale. E, poi, una flora con piante aromatiche e medicinali rigogliose e una fauna con animali, altrove in via di estinzione. Infine, corsi d’acqua limpida, fresca, cristallina insieme a cascate che rendono il paesaggio unico, fiabesco, fascinoso, incantevole, ridente, pittoresco e ammaliante.
Il santuario è una costruzione sacra eretta lungo una striscia di terreno pianeggiante che si affaccia su uno scoscendimento, ai piedi del monte Altillo, dominando dall’alto la bellissima e meravigliosa Valle del Sele. L’interno è diviso in tre navate delimitate da due file di quattro pilastri ciascuna che sono riuniti in alto da altrettanti archi a tutto sesto.
Una leggenda narra che la Madonna fosse andata in sogno all’arciprete pro-tempore perché Le edificasse, lungo il pendio della montagna, sulla sommità dell’Alta Sede, il suo tempio. Costruito per ben due volte e su due diverse balze, crollò qualche giorno dopo.
L’arciprete, per evitare che la gente potesse dubitare di lui, pregò, con tutto il fervore possibile, la Madonna perché gli desse un segno e un’indicazione esatta. Del posto in cui ne avrebbe voluto l’erezione. E il segno non si fece aspettare! Sempre in sogno la madonna riferì allo stesso che avrebbe fatto nevicare là dove avrebbe voluto la sua chiesa, la sua casa di preghiera.
Grande fu la sorpresa della gente, siamo, infatti intorno al 5 Agosto, quando vide, coperto di neve, il luogo dove oggi sorge il Santuario. Fu subito, quindi , eretto il tempio, con annesso monastero per i frati che ne avrebbero conservato e curato il culto nel tempo.
Là dove l’ambiente naturale è protetto in modo assoluto e presenta caratteristiche piacevoli e gradevoli, all’ombra di alti e rigogliosi ontani, appena sotto il monte Cervialto, fra un silenzio che sa di meditazione, il gorgoglio delle acque e muggiti di mucche al pascolo, si erge l’abbazia di Santa Maria di Grienzi, meglio conosciuta col nome di “Cappella”, tipica chiesetta montana, luogo di culto, di devozione e di venerazione a Dio e alla Sua e nostra dolcissima mamma Maria”.
Essa ha una forma rettangolare, con portale in pietra su cui è posta una croce dello stesso materiale.
Venire a Grienzi significa ritrovarsi e rinvigorire lo spirito e vivere sentimenti di pace, di gioia, e serenità e di isolamento da un mondo che propina, ormai, solo agitazione, motivata da incertezza e da brutture di ogni genere.
(protettrice delle acque che alimentano le sorgenti di Ponticchio e dello Zagarone)
Lungo un tratturo erboso ed ombroso, in cui si mescolano e insieme emozioni, pensieri e ricordi, attraverso una valle stretta e profonda, con pareti assai ripide, quasi verticali e un sali-scendi continuo che permette, comunque, di godere un’ampia vista di paesaggio animato, pieno di colore ed espressività, con fontane, rigagnoli e brusche cadute d’acqua, causate dal dislivello del suolo, si giunge in prossimità di una grotta carsica, immensa, ricca di stalattiti, frutto di concrezioni calcaree da cui stillano, in successione regolare gocce d’acqua, che lascia tutti senza fiato. Siamo veramente in un luogo di sogno che, come musica dolce, armoniosa e trascinante, accompagna il nostro sguardo stupito e innamorato. Sullo sfondo un grandissimo muro in pietra che richiama, in qualche modo, le costruzioni di chiese messicane, umili ma di profonda spiritualità.
All’interno un altare rustico sul quale si eleva la modesta nicchia della nostra Mamma del Fiume e più in là, sulla destra dell’altare una stanzetta con una pietra a forma di capezzolo di mammella dove le partorienti succhiano quello che chiamiamo “latte della Madonna”.
Presentazione a cura del Prof. Gelsomino Viscido
Report fotografico a cura del Prof. Antonio Di Mattia